Maria Carolina D’Asburgo Lorena nacque a Vienna il 13 Agosto 1752, figlia dell’Imperatrice Maria Teresa D’Asburgo, Imperatrice D’Austria e Francesco I del Sacro Romano Impero. Sposerà Fernando I di Borbone Re delle Due Sicilie già Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia.
Secondo i piani di Maria Teresa, Ferdinando avrebbe dovuto sposare Maria Giovanna, che purtroppo morì di vaiolo. Venne sostituita con la sorella Maria Giuseppa; anch’ella, però, defunse a causa del vaiolo. Toccò a Maria Carolina dover sposare Ferdinando, perché l’altra sorella, Maria Amalia, era più vecchia del futuro sposo. Venne educata al dispotismo illuminato e preparata culturalmente; oltre alle regole del cerimoniale per diventare Regina. Leggeva e scriveva quattro lingue: francese, tedesco, spagnolo e italiano; leggeva e traduceva il latino. Istruita in tutte le discipline umanistiche, prediligeva etica, diritto, e filosofia. Inoltre era appassionata di botanica. Virtuosa in canto e ballo.
Si descrisse così: “La natura mi donò la bellezza e l’ingegno; imparai molte lingue, incluse la greca e la latina. Studiai con i germani Giuseppe e Pietro Leopoldo le lettere e la filosofia; divenni spregiudicata, spirito forte; desiderai com’essi le riforme che ponevano fine all’usurpazione del sacerdozio e innalzassero a potenza somma il Principato.”
Alta, snella, e con un mento prominente; consapevole del proprio rango e con un’educazione raffinata, era molto ambiziosa; sposò per procura il 7 Aprile 1768 a sedici anni e malvolentieri Ferdinando IV di Borbone Re di Napoli e Sicilia.
Lo stesso giorno Maria Carolina partì per Napoli. I due giovani sposi si incontrarono per la prima volta il 12 Maggio; fecero il loro ingresso nella città partenopea il 19 Maggio accolti da un popolo festoso; la festa di nozze durò un mese.
La giovane Regina non era entusiasta del marito; in una lettera indirizzata alla sua ex governante di Vienna, lo descrisse in questi termini: “È assai brutto… ma a questo ci si abitua. Il suo carattere mi è sembrato migliore di come me lo avevano descritto; ma devo confessare che lo amo per sentimento di dovere.” Fu quasi un trauma per l’aristocratica giovane cresciuta fra gli agi e il lusso della Corte austriaca ritrovarsi con un Sovrano e una Corte “sui generis”; Ferdinando era rustico, e lontano dal concetto di nobiltà inteso in tutta Europa. In un’altra lettera, ancora indirizzata all’ex governante, lo definì addirittura: “dai modi ripugnanti”.
Il Re era cresciuto in mezzo agli “scugnizzi napoletani”; a stento capiva il forbito italiano di Maria Carolina, e non riusciva ad adeguarsi ai gusti raffinati della moglie. La Sovrana tentava in tutti i modi di farlo appassionare alle opere in scena al Teatro San Carlo; il Re in tutta risposta ostentava noia, ordinava un piatto di spaghetti che consumava con le mani facendo scatenare il pubblico che rideva e applaudiva. La giovane Regina ne veniva fuori esasperata e mortificata.
A Napoli il Re non era conosciuto come Ferdinando I o IV, ma come Re Nasone. Re Nasone salì al trono che era un fanciullo di soli otto anni (e morì a settantaquattro anni). Regnò per 65 anni, dal 1759 al 1825. Si trovò coinvolto nel gigantesco dramma che sconvolse il mondo da Lisbona a Mosca e da Parigi al Cairo. Re Lazzarone non aveva ricevuto alcuna educazione; aveva avuto come mentore il Principe di San Nicandro che avendo saputo molto poco degli affari del mondo, non aveva ritenuto necessario che il suo pupillo ne sapesse di più (e certamente in obbedienza alle direttive impartite dalla Spagna da Re Carlo, che attraverso una fitta corrispondenza col Ministro Tanucci, anche dopo l’abdicazione continuava a regnare mediante l’azione di Governo del citato Ministro). In effetti, dalla Spagna Carlo ordinava che il figlio venisse spinto in attività fisiche (come la pesca e la caccia che adorava) invece che nello studio, in modo da continuare facilmente a mantenere il potere.
Durante la sua vita non aprì molti libri, e non lesse nessuna memoria. Non si circondava di calamai per timore di doverli usare; sui documenti vergava la sua firma una volta al giorno perché non poteva farne a meno. Emulo di Napoleone che firmava i carteggi con una sola lettera, fece di meglio: appose un timbro. Eppure nonostante la diversità, i rapporti tra gli sposi erano molto intensi; la regina rimase incinta diciotto volte (ma sopravvissero solo sei figli). Sotto il profilo umano col Re non c’era nessuna intesa. Il fratello di Maria Carolina, Giuseppe D’Asburgo in una lettera scrisse: “Mi ha assicurata di essere tranquilla e soddisfatta, ma che non ama particolarmente il Re, perché la sua sensibilità non la porta a coincidere con le cose vergognose che fa un personaggio così poco amabile. Carolina è consapevole dell’ascendente enorme che esercita su di lui, soprattutto dal punto di vista sessuale, ma è troppo intelligente per non riconoscere le infantilità e indecenze che il Re compie. Mi ha confessato che con lui non ha avuto molti dissensi al di fuori di qualche calcio e forse qualche pugno in carrozza, o a casa, o a letto, nei primi giorni della loro convivenza.”
Carolina odiava gli impedimenti fisici a cui la costringevano le continue gravidanze; e affibbiava volentieri i figli a serve e nutrici. Non tutti i figli sopravvissero al parto e durante l’infanzia; questo traumatizzò profondamente la Sovrana.
In una lettera indirizzata al padre Carlo, Ferdinando espresse tutto il suo sconcerto per la violenta reazione della moglie quando si accorse di essere nuovamente incinta a soli tre mesi dal parto: “Diventò una furia, mi saltò come un cane sopra e mi prese anco una mano in bocca, che ne porto ancora i segni a tavola fece ancora peggio, chiamando tutte le cameriste che son zitelle, le quali altro non potevano vedere che lei gridava come un’aquila con termini per niente decenti e io col capo calato stavo sentendo quei complimenti senza nemmeno aprir bocca”.
Dopo la nascita del primo erede maschio, nel 1775 in base all’accordo prematrimoniale stilato dall’avveduta Maria Teresa (prima di inviare la figlia a Corte), Maria Carolina avrebbe potuto prendere parte a tutte le riunioni politiche.
Carlo Tito nacque (e morì a tre anni), e Carolina si trovò in mano le chiavi del Regno. La nascita dell’erede al trono fu determinante, e grazie al temperamento volitivo (ereditato dalla madre Maria Teresa) riuscì a imporsi; “de facto” governò il Regno di Napoli.
Tanucci non potè impedire a Carolina “la stanza dei bottoni”, e da quel momento la sua sorte fu segnata. Dopo quarantadue anni di fedele servizio alla Corona, l’ottantaduenne Ministro fu licenziato bruscamente. Si ritirò in campagna profondamente amareggiato; morì dopo qualche tempo lasciando un irrisorio patrimonio.
Re Carlo impose al figlio di sostituirlo con un altro fidato Ministro: La Sambuca; anche questo Ministro fu inviso a Maria Carolina che era determinata ad affrancarsi dall’influenza spagnola, per fare del Regno di Napoli una potenza asburgica.
La Regina promosse numerose riforme; revocò il divieto di associazione massonica, facendo di Napoli un centro culturale europeo. Patrocinò artisti come: Jakob Phillipp, Angelika Khauffmann; e accademici: Gaetano Filangieri, Domenico Cirillo, e Giuseppe Maria Galanti.
Rimase affascinata, partecipando, al vivace dibattito illuminista.
Favorì l’ampliamento della Marina Militare affidando l’incarico al suo favorito: John Acton. Ottenne di affrancare il Regno di Napoli dall’influenza spagnola, incrementando i rapporti con l’Austria e l’Inghilterra.
Nell’arte di Governo la vide fautrice dei più importanti processi decisionali; modellò il Paese con opere, trasformazioni, capolavori di ingegneria. Contemporaneamente si occupava della Reggia creando insieme al giardiniere britannico Andrew Graefer, i famosi orti botanici e i prati all’inglese. Non lesinò interventi architettonici.
Grazie a Maria Carolina, il Regno fu dotato di una solida e multiforme ossatura di edifici e istituzioni. Tenne sempre a mente le esortazioni della madre Maria Teresa: “Poiché vi sono assai geniali tedeschi (…) non dimenticherete mai di essere nata tedesca (…).”
Per decisione di Maria Carolina nacque nella colonia di San Leucio la legge per la parità uomo – donna. Lo Statuto di San Leucio (modernissimo) si diffuse fin negli Stati Uniti.
Far parte della Massoneria significava essere al top dell’elite culturale; tutti i più illustri studiosi ne erano membri. Maria Carolina creò l’unica Loggia Massonica Femminile mai esistita; la fondò a Napoli, ricevendo l’approvazione entusiastica della Francia. Una prova concreta che dimostrava la ferrea volontà per le riforme sulla parità uomo-donna; e cosa unica per quel tempo, istituì i primi collegi femminili.
Si circondò a corte di uomini di cultura illuministi e massoni, favorì le logge e la fondazione della Gran Loggia nazionale.
Iniziò a frequentare con le sue più strette amiche in Napoli la loggia mista di rito scozzese «Saint Jean du Secret et de la Parfaite Amicitié», che aveva come Gran Maestro il principe Giuseppe de’ Medici d’Ottaviano (FRATELLO DI LUIGI de’ MEDICI presidente del Consiglio dei ministri del Regno delle Due Sicilie. Ebbe moltissimi amanti massoni, il più celebre di certo fu Sir John Acton “fratello massone”.
Massona tra i massoni, Maria Carolina commissionò al pittore svevo Heinrich Fuger nel 1782 il celebre affresco “La scuola di Atene” in cui è raffigurato un rito iniziatico massonico. L’altro celebre affresco commissionato fu “La rinascita delle Arti” che doveva celebrare il risveglio culturale del Regno di Napoli dovuto al suo infaticabile volere.
Le quattro scene allegoriche realizzate da Heinrich Friedrich Füger (1751-1818) sono state oggetto di diverse interpretazioni critiche che hanno messo in luce i possibili significati massonici sottesi al ciclo.
A corroborare tale ipotesi contribuiscono sia la familiarità della regina Maria Carolina con la cultura massonica e la protezione da lei accordata alle logge napoletane, sia la possibile appartenenza dell’artista alla massoneria austriaca.
La scena tradizionalmente nota come La Scuola di Atene, sulla parete di destra, raffigurerebbe in realtà un rito iniziatico incentrato sul disvelamento di una statua muliebre, simbolo della Verità a cui pochi accedono, e solo attraverso un percorso graduale. Tra gli astanti effigiati sull’estrema destra è possibile individuare il ritratto dell’artista e quello di Anton Raphael Mengs (1728-1779).
Allo scoppio della Rivoluzione francese tutto finì; riforme, arte, sperimentazioni. I danni della Rivoluzione Napoletana nel 1799 si riversarono sui Sovrani e sui Repubblicani; la sete di vendetta, l’incapacità di pilotare i cambiamenti, l’ardente desiderio per la Restaurazione, fecero di una illuminata Regina fautrice di numerosissime riforme positive, una donna disperata e sola. Iniziò il decadimento psichico soprattutto quando l’amata sorella Maria Antonietta Regina di Francia, fu ghigliottinata. Divenne paranoica e sospettosa, iniziando a governare col pugno di ferro; fece reprimere nel sangue sommosse e contestazioni. Diede inizio a una feroce caccia ai giacobini insieme al favorito John Acton; favorì la delazione (tristemente famoso il processo nel 1794 con sentenza capitale a carico di tre giovani che avevano sognato di uccidere il re).
A suo danno, nel 1798 promosse un intervento militare contro la Repubblica Romana, ma venne sconfitta grazie all’intervento dell’esercito francese. Divenne l’anima della reazione a Napoli e fu la maggiore responsabile dei massacri del 1799, in cui persero la vita i più illustri uomini del Regno; cacciò dall’incarico di bibliotecaria Eleonora De Fonseca Pimental, accusata di essere una rivoluzionaria; e nonostante fosse nobile e le aspettasse la fucilazione, per spregio, la fece impiccare. Divenne intima amica di Emma Hamilton, chiacchierata e giovane moglie dell’Ambasciatore inglese, al fine di ottenere appoggio dall’Inghilterra.
Con i pregi e difetti Maria Carolina incarnava un modello di regalità da “Ancient Regime”; sempre al centro di complotti, sensibile alle novità, anticonformista. Tuttavia, si oppose con ferocia ai cambiamenti politici, quando questi, minacciarono di ledere il suo potere.
Ispirato al sito altaterradilavoro.it