Il ratto delle sabine. Appena fondata, Roma appare già come la più forte città della regione. Ci vorranno alcuni secoli perché emerga sulle città vicine attraverso le società guerriere e patriarcali infatti Roma è presentata come una città maschile e le donne servono soltanto per la procreazione e per stabilire vincoli e alleanze con i popoli vicini. Infatti per l’ideologia militare, il rapimento non si configura come un atto di violenza, ma come una risposta necessaria a un affronto, cioè il rifiuto di dare le donne per la ripopolazione è un affronto invece rapirle no? Quindi la guerra costituisce la base della forza dello Stato, che però deve essere anche capace di inglobare i popoli conquistati. Il mito del ratto delle Sabine diventa un modello politico: le donne, rapite con la forza, entrano a far parte della cittadinanza, ma il loro matrimonio costituisce la premessa di un’alleanza con il popolo sabino. Infatti è bene aggiungere che di lì a poco il regno di Roma sarebbe stato condiviso da Romolo con un re sabino TitoTazio, per cui alla fine le uniche che ci sono andate di mezzo sono state le donne Sabine ma vediamo come.
Il ratto delle Sabine è una delle storie più antiche della storia di Roma, una leggenda. Romolo, dopo aver fondato Roma, si rivolge alle popolazioni confinanti per stringere alleanze e prendere delle donne con cui procreare e popolare la città appena fondata. Quando i vicini si rifiutano organizza un grande spettacolo per attirare gli abitanti della regione e rapisce le loro donne.
“Là mentre stavano per tornare a combattere nuovamente, furono fermati da uno spettacolo incredibile e difficile da raccontare a parole. Videro infatti le figlie dei Sabini, quelle rapite, gettarsi alcune da una parte, ed altre dall’altra, in mezzo alle armi ed ai morti, urlando e minacciando con richiami di guerra i mariti ed i padri, quasi fossero possedute da un dio. Alcune avevano tra le braccia i loro piccoli… e si rivolgevano con dolci richiami sia ai Romani sia ai Sabini. I due schieramenti allora si scostarono, cedendo alla commozione, e lasciarono che le donne si ponessero nel mezzo”. (Plutarco, Vite parallele, Vita di Romolo, 19, 1-3.)
“Da una parte supplicavano i mariti (i Romani) e dall’altra i padri (i Sabini). Li pregavano di non commettere un crimine orribile, macchiandosi del sangue di un suocero o di un genero e di evitare di macchiarsi di parricidio verso i figli che avrebbero partorito, figli per gli uni e nipoti per altri. […] Se il rapporto di parentela che vi unisce e questi matrimoni non sono di vostro gradimento, rivolgete contro di noi l’ira; noi siamo la causa della guerra, noi siamo responsabili delle ferite e dei morti sia dei mariti sia dei genitori. Meglio morire piuttosto che vivere senza uno di voi due, o vedove o orfane”.
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 13.)
Non è un caso che le donne abbiano maturato nel corso dei secoli una sorta di sindrome chiamata “impotenza appresa” nell’ambito delle neuroscienze e della psicologia, al comportamento esibito da un soggetto dopo aver sopportato ripetuti stimoli avversi al di fuori del suo controllo. Come uno stato mentale in cui un essere vivente, dopo che è stato esposto a frequenti stimoli avversivi, ossia dolorosi o comunque spiacevoli, diventa incapace o riluttante a evitare il successivo incontro con questi stessi stimoli, anche se sono evitabili. Helplessness sta dunque ad indicare una condizione di estrema impotenza, la concezione che, a scapito di tutto ciò che si possa fare, la situazione non cambierà mai. Si è in balia del destino: non solo io non posso fare niente per evitare l’inevitabile, ma nessun’altro può farlo, il mio destino è segnato.
Così anche le fantasie femminili le fantasie sessuali femminili sono spesso dominate da qualche migliaio di anni dalle fantasie sessuali maschili. Se partiamo dalla fondazione di Roma e cioè dal Ratto delle Sabine sono circa 2.770 anni e con la nuova terminologia psicologica ci si chiede se si trattò:
- di biastofilia (stupro non consenziente)?
- di raptofilia (stupro consenziente)?
A quanto pare le sabine si interposero a difesa di mariti (stupratori) e di genitori (passivi e inconsciamente consenzienti) che vennero in loro soccorso dopo circa un anno dall’avvenuto subdolo ratto: le donne sollevarono gli infanti nati dalla copula con i romani interponendosi tra padri e nonni per scongiurare un’inutile faida parentale.
Ecco perché c’è una grande differenza tra “le fantasie sessuali che allungano la vita” e “i desideri sessuali di femminicidio” che in qualche modo pervadono le donne e gli uomini perché non capiscono quello che è giusto, piacevole, e voluto da quello che è sbagliato, schifoso e costrittivo.
La prima parte tra donne e uomini, le fantasie sessuali allungano la vita. La seconda parte i desideri sessuali l’accorciano e di molto.
Come avveniva con la nostra fuitina. Che era consenziente quando lo era. Per piacere per volontà e per passione.
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 13.)
Le fantasie, soprattutto quelle sessuali, sono tra le nostre espressioni più libere. Perché i pensieri consci sono condizionati dall’educazione e dalla famiglia, e i pensieri inconsci, cioè i sogni, nemmeno ce li ricordiamo. Invece immaginare in maniera conscia e voluttuosa, durante una trance sessuale, l’Estasi, come quella di Santa Teresa d’Avila, di fare l’amore con sconosciuti, lei è scolpita da Bernini con un Angelo con la freccia, (che si suppone sia un inviato da Dio), pronta a “ghermire la sua ferita narcisistica”. Ma l’Angelo non aveva sesso? L’angelo una volta era Eros e poi era Cupido il dio dell’amore pagano? Invaginare o pardon immaginare di essere prese con la forza, di fare sesso in posti inconsueti, di esibirsi, risultano, secondo numerosi studi canadesi, tra le fantasie più comuni per le donne. Vuol dire che le donne immaginano di più su cosa un uomo può fare loro, eccitandosi sul desiderio maschile. E che sono più “cerebrali”. Sembra che gli stereotipi sessuali siano presenti anche nell’immaginazione femminile. Secondo un’altra ricerca statunitense, molte donne si eccitano abitualmente pensando di essere costrette ad avere un rapporto sessuale. Diffuse anche le fantasie legate al sesso con uno sconosciuto, esibizionismo e rapporto a tre. Quasi sempre si tratta di qualcosa di mai accaduto e che neppure si desidera accada. Raggiunto lo scopo per il quale la fantasia è stata prodotta, la stessa perde il suo valore erotico. La complessità del cervello femminile si riflette nella produzione, frenetica e sorprendente, di fantasie sessuali. Non ci sono limiti all’immaginazione delle donne quando c’è di mezzo il desiderio. Persino un evento aberrante come lo stupro può diventare fonte di eccitazione, così come esser costretta ad avere un rapporto orale, anale o ricevere avances da parte di un’altra donna. Niente di cui stupirsi: secondo gran parte della letteratura scientifica internazionale, la coercizione sessuale è una fantasia diffusa perché dona un senso di liberazione, sciogliendo la donna dall’ansia che un ruolo più attivo comporta e dalla responsabilità rispetto a qualunque tipo di desiderio, proprio o altrui. L’immaginario erotico è una sorta di zona erotica intrapsichica. Le fantasie possono presentarsi spontaneamente o, al contrario, essere provocate dal soggetto. Possono essere costituite da una sola immagine, come un flash mentale, o da una serie di fotogrammi che si succedono, come in un film. I protagonisti sono spesso persone che si conoscono o che comunque esistono ma talvolta si tratta di personaggi completamente fittizi. A volte la fantasia erotica ripropone un’esperienza già vissuta, ma quasi sempre si tratta di qualcosa di mai accaduto e che neppure si desidera accada.
«Le fantasie di stupro – precisa la psicoterapeuta e sessuologa, Flavia Coffari – fanno parte di quest’ultimo gruppo. La maggior parte degli autori ritiene che si tratti di un modo per “legittimare un piacere erotico colpevolizzato”: in questa fantasia, cioè, non è la sofferenza subìta ad essere erotizzata (come invece accade nel masochismo), ma il fatto di essere costrette con la forza al coito. Il soggetto in questo modo può negare la responsabilità del piacere, quasi si trattasse di un’espiazione prima del peccato». (Quello di Eva? O meglio ancora quello di Lilith?).
Secondo una ricerca delle università del North Texas e di Notre Dame condotta su 355 giovani, il 62% si eccita abitualmente pensando di essere costretta a un rapporto sessuale e il 40% ha queste fantasie di media una volta al mese, il 20% una a settimana. Lo studio “Women’s rape fantasies: an empirical evaluation of the major explanations” (Fantasie di stupro femminili: una valutazione empirica delle principali motivazioni), pubblicato su Archives of Sexual Behaviour, a cura della psicologa Jenny Bivona, che facendo ascoltare alle volontarie, con delle cuffie, voci di donne urlanti e chiedendo poi loro di chiudere gli occhi, immedesimarsi e raffigurare una scena, ha dato questi risultati. Il 52% si è immaginata costretta a far sesso da parte di un uomo; il 32% stuprata, il 28% costretta a fare sesso orale, il 16% anale, il 24% ha immaginato di essere immobilizzata, il 17% di venire costretta a fare sesso da una donna, il 9% stuprata da una donna e sempre il 9% per cento costretta a far sesso orale, sempre da una donna. Circa il 62% delle intervistate ha avuto almeno una di queste fantasie.
Le fantasie sessuali femminili sono ormai dominate da qualche migliaio di anni dalle fantasie sessuali maschili. Se partiamo dalla fondazione di Roma e cioè dal Ratto delle Sabine sono circa 2.770 anni e con la nuova terminologia psicologica ci si chiede se si trattò:
- di biastofilia (stupro non consenziente)?
- di raptofilia (stupro consenziente)?
A quanto pare le sabine si interposero a difesa di mariti (stupratori) e di genitori (passivi e inconsciamente consenzienti) che vennero in loro soccorso dopo circa un anno dall’avvenuto subdolo ratto: le donne sollevarono gli infanti nati dalla copula con i romani interponendosi tra padri e nonni per scongiurare un’inutile faida parentale.
Ecco perché c’è una grande differenza tra “le fantasie sessuali che allungano la vita” e “i desideri sessuali di femminicidio” che in qualche modo pervadono le donne e gli uomini perché non capiscono quello che è giusto, piacevole, e voluto da quello che è sbagliato, schifoso e costrittivo.
La prima parte tra donne e uomini, le fantasie sessuali allungano la vita. La seconda parte i desideri sessuali l’accorciano e di molto.
Come avveniva con la nostra fuitina. Che era consenziente quando lo era. Per piacere per volontà e per passione.