La Grande Opera, conosciuta in latino come Magnum Opus, è l’itinerario alchemico di lavorazione e trasformazione della materia prima, finalizzato a realizzare la pietra filosofale. Consiste in diversi passaggi che conducono gradualmente alla metamorfosi personale e spirituale dell’alchimista, ai quali corrispondono, secondo la tradizione ermetica, altrettanti processi di laboratorio caratterizzati da specifici cambiamenti di colore, metafore del percorso iniziatico di individuazione.
Originariamente le fasi della Grande Opera erano quattro:
Nigredo, annerimento o melanosi, associato all’elemento terra, e in linea generale al piombo, la putrefazione, la decomposizione, la separazione, vitriol, il caos primordiale, la notte, Saturno, il simbolo del corvo, l’inverno, la vecchiaia;
Albedo, sbiancamento o leucosi, associato all’elemento acqua, l’argento, la distillazione, la calcinazione, la purificazione, l’alba, la Luna, il femminile, il simbolo del cigno, la primavera, l’adolescenza;
Citrinitas, ingiallimento o xanthosis, associato all’elemento aria, l’oro, la sublimazione, la combustione, il giorno, il Sole, il maschile, il simbolo dell’aquila, l’estate, la maturità;
Rubedo, arrossamento o iosis, associato all’elemento fuoco, il mercurio filosofale, il cinabro, la coagulazione, il tramonto, l’incontro tra Sole e Luna, l’androgino quale fusione tra maschile e femminile, il rebis, il matrimonio tra anima e spirito, le nozze alchemiche, la pietra filosofale, il simbolo della fenice, Ermes, Mercurio, il caduceo, Prometeo.
La conoscenza di queste quattro fasi risale almeno al primo secolo. Zosimo di Panopoli, collocabile alla fine del terzo secolo, scrisse che erano già note a Maria la Giudea. Dopo il Medioevo molti scrittori tesero tuttavia a prendere in considerazione solo tre di esse, inglobando la Citrinitas, ossia l’Opera al Giallo, nella Rubedo.
Altri stadi associati a un diverso colore vengono a volte aggiunti, in particolare la Viriditas, ossia un’Opera al Verde che precede la Rubedo, e la Cauda Pavonis o “coda di pavone”, in cui compare una vasta gamma di colori, situabile subito dopo la Nigredo.
Le tre fasi principali divennero a ogni modo la Nigredo, l’Albedo e la Rubedo; le prime due, cioè le Opere al Nero ed al Bianco, che conducevano alla realizzazione della «Piccola Opera», rappresentavano gli opposti che avrebbero trovato la sintesi finale nel colore rosso della terza fase, compimento dell’Opera in Grande. Anche il verde era considerato, su un piano diverso, una tintura intermedia tra bianco e nero, seppure fosse anch’esso solo un passaggio preparatorio alla Rubedo o Opera al Rosso, culmine di ogni colore.
La “scienza magica” che cerca di trasmutare il vile metallo in oro, l’alchimia rappresenta metaforicamente la capacità di trasformare le emozioni negative in positive. Una attività che molto probabilmente veniva fatta realmente ma che può anche essere vista in modo allegorico, come un processo di trasformazione della persona. Il piombo che si tramuta in oro diventa il simbolo della trasmutazione dell’animo umano da uno stato caotico e imperfetto alla perfezione della consapevolezza di sé.
Gli stati d’animo ci cambiano in peggio, giorno dopo giorno. Il vero risultato che l’alchimia spirituale si propone è perciò quello di miscelare nel proprio cuore le energie che provengono dall’esterno con quelle che hanno origine dall’interno ricercandone il senso e mirando alla loro fusione. Per giungere a questa consapevolezza bisogna passare attraverso tre fasi che prendono il nome dal colore che le sostanze assumevano all’interno delle ampolle: Nigredo, Albedo e Rubedo.
La Nigredo, o Opera al Nero, rappresenta il caos primordiale che sta alla base di tutte le fasi che portano alla realizzazione. Il colore nero presso i popoli antichi non era necessariamente legato a un concetto negativo o di lutto. Era il colore di Saturno, dio dell’implacabile scorrere del tempo onorato a Roma nei Saturnali la festa di fine anno che coincideva con la morte e la rinascita del Sole (più o meno in queste stesse date noi oggi festeggiamo il Natale). Questa fase rappresenta la morte dell’Io, di tutti i desideri e le pulsioni basse. Come avviene in natura per il seme che per dare il frutto deve morire e spaccarsi, così ogni pulsione materiale deve essere abbandonata. Ciò è possibile attraverso un’attenta osservazione distaccata, scevra da giudizi e soprattutto dal rifiuto di molti degli aspetti del proprio carattere: sentimenti, emozioni stati d’animo che emergono e sui quali è necessario apportare l’esercizio di osservazione distaccata.
L’osservazione che l’alchimista applica a tutte queste manifestazioni della sua personalità fa sì che queste perdano progressivamente potere su di lui. È come se questi stati d’animo divenissero entità a sé stanti distaccate e perciò destinate a morire.
Nella fase Albedo, l’Opera al Bianco, le parole chiave sono trasformazione e rinascita, elaborazione dei problemi, superamento e iniziazione. La simbologia primaria di questa fase è la luce, elemento fondamentale in tutti i miti della creazione. Il colore bianco rappresenta infatti la purezza e la spiritualità. L’alchimista in questa fase sperimenta la potenza di osservare con distacco la macchina umana e di controllarla e, con il passare del tempo, acquisisce la capacità di sottomettere la personalità al suo volere diventando padrone delle proprie emozioni. Man mano che si procede con l’Opera al Nero inizia a verificarsi l’Opera al Bianco e l’individuo si distacca sempre di più dalla personalità e da tutte le gabbie rappresentate dai caotici schemi mentali che la imprigionano e arriva a percepire le cose con un altro organo di senso: il cuore. Il risultato è un amore incondizionato nei confronti della realtà.
La fase della Rubedo, l’Opera al Rosso, è caratterizzata dall’incontro con l’archetipo del Sé, risultato del percorso di individuazione. Quando tutto in noi è stato purificato e dal nero appare la luce, dobbiamo saldare questa luce e renderla durevole per far nascere una persona nuova. L’alchimista diventa ciò che è sempre stato senza mai averlo saputo: un’essenza divina all’interno di un corpo fisico. A questo punto sorge un nuovo stato d’essere che non è più soggetto a cambiamenti.