La filosofia nel boudoir (La Philosophie dans le boudoir ou Les instituteurs immoraux, con il sottotitolo Dialogues destinés à l’éducation des jeunes demoiselles-“Dialoghi destinati all’educazione delle giovani fanciulle”) è un libro del Marchese de Sade scritto in forma di dialogo drammatico-filosofico e pubblicato per la prima volta nel 1795.
Questa ne è l’introduzione: Dissoluti di ogni età e sesso, dedico a voi soli questa mia opera: che i suoi principi vi nutrano, agevoleranno le vostre passioni! E queste passioni, dinanzi alle quali certi frigidi e insulsi moralisti vi fanno provar terrore, sono in realtà i soli mezzi che la natura mette a disposizione dell’uomo per conseguire quel che essa si attende da lui. Ubbidite soltanto a queste gustose passioni! Vi porteranno senza dubbio alla felicità.Donne lubriche, la voluttuosa Saint-Ange sia per voi modello! Secondo il suo esempio, disprezzate tutto ciò che è contrario alle leggi divine del piacere che l’assoggettarono tutta la vita.
Fanciulle rimaste troppo a lungo legate a insensati e pericolosi vincoli d’una virtù fantasiosa e di una religione disgustosa, imitate la voluttuosa Eugénie! Annientate, calpestate, e con la sua stessa rapidità, tutti i ridicoli precetti che genitori imbecilli vi hanno inculcato!
E per voi, amabili libertini, per voi che fin dalla giovinezza avete come soli freni i vostri stessi desideri e come uniche leggi i vostri stessi capricci, sia modello il cinico Dolmancé! Spingetevi agli estremi come lui se volete percorrere, come lui, tutti i sentieri in fiore che la lascivia aprirà al vostro passaggio! Convincetevi, alla sua scuola, che soltanto con l’ampliare la sfera dei piaceri e delle fantasie, solo con il sacrificare tutto alla voluttà, quel triste individuo conosciuto sotto il nome di uomo, scaraventato suo malgrado in questo infelice universo, potrà riuscire a spargere qualche rosa tra le spine della vita.
Fu considerata un’opera di pornografia letteraria, ma poi col tempo finì per l’esser considerato un dramma socio-politico. Ambientato per lo più, in un boudoir (una stanza da letto privata da signora), l’opera narra l’esperienza e la “filosofia di vita” dei due protagonisti Madame De Saint-Ange e il Conte de Dolmancé. Essi si trovano impegnati a portar avanti la realizzazione della propria tesi, secondo cui l’unico sistema morale che possa rafforzare la recente politica nata con la rivoluzione francese è il libertinismo; se il popolo non riuscisse ad adottare appieno questa filosofia, la Francia sarebbe destinata a precipitare indietro e tornare ad uno stato monarchico. All’interno del testo si trova poi un capitolo intitolato Francesi, ancora uno sforzo se volete essere Repubblicani che è una sorta di chiamata rivoluzionaria alle armi in cui De Sade riprende i temi dei suoi “Opuscoli politici” (1790-1799): si tratta del “Quinto Dialogo”, contenente un’ampia sezione in cui il personaggio del cavaliere de Mirval declama un pamphlet filosofico. Il pensiero di Sade sulla religione e la morale viene rappresentato dall’opuscolo. E’ una teoria che spera venga accetta dai cittadini e codificata nelle leggi del nuovo governo repubblicano. L’autore utilizza come argomento principale che diventare atei sia il massimo bene possibile, solo in questo modo si potranno estirpare le credenze sociali circa il piacere e il dolore; la tesi che porta avanti è che qualsiasi crimine venga commesso mentre si sta cercando l’estasi non potrà mai essere in alcun modo condannato.
Diviso in sette parti e originariamente illustrato dallo stesso autore, attraverso il racconto dell’iniziazione alla sessualità della giovane Eugénie ad opera di Madame de Saint-Ange e del cinico e libertino Conte de Dolmancé, De Sade racconta – nella sua usuale forma esplicita – le proprie posizioni radicali nei confronti della religione, dell’aristocrazia e della monarchia. La narrazione è intervallata da numerosi intermezzi orgiastici, dove i personaggi, coadiuvati dal fratello di Saint-Ange e dal dotato servo Augustin, sperimentano ruoli e posizioni sessuali tra i più disparati, in una promiscuità assoluta e sconfinando con la più grande felicità nelle parafilie di ogni sorta.
Colei che si definisce uno spirito libero, Madame de Saint-Ange, assieme ad un amico del fratello, il libertino Dolmancé, si prende la briga di dare un’adeguata educazione sessuale alla quindicenne Eugénie. L’istruzione comprende la discussione sull’anatomia degli organi sessuali e delle zone erogene, con puntuali verifiche pratiche, oltre all’apprendimento di specifici atti sessuali, il tutto accompagnato da considerazioni riguardanti la presunta etica e morale dei comportamenti sessuali di uomini e donne, e sul comportamento generale che hanno da tenere in società. Spiegando i fatti biologici dichiarano che il piacere sessuale è il solo obiettivo degno di esser perseguito durante il rapporto sessuale, non certo la pseudo-motivazione della riproduzione. Entrambi i personaggi spiegano che lei non sarà in grado di sentire il “vero piacere” senza il dolore; a questo punto contribuiscono a togliere ad Eugénie la “mostruosa condizione” data dalla verginità. Durante il lavoro pratico di educazione alla ragazza adolescente così smaniosa d’imparare, altre persone come il fratello della Saint-Ange e il giardiniere sono chiamati a supportare la teoria. Oltre alla masturbazione e al “normale” rapporto sessuale gli educatori consigliano caldamente alla ragazza il sesso anale, in quanto evita il pericolo di gravidanza.
Come avviene di solito nel lavoro di Sade, i personaggi sono tutti bisessuali e la sodomia è l’attività preferita di tutti gli interessati, soprattutto da parte di Dolmancé, che preferisce partner sessuali maschili e non avrà altro che il rapporto anale con le femmine. M.me de Saint-Ange e suo fratello minore, il cavaliere, hanno rapporti sessuali tra di loro, e si vantano di aver iniziato molto presto nell’arte raffinata dell’incesto, che praticano abitualmente. Questo, così come ogni sorta di altra attività sessuale considerata tabù, come appunto la sodomia, l’adulterio, il sadomasochismo e l’omosessualità si giustifica tramite Dolmancé in una serie di argomentazioni che alla fine si riducono a “se ci si sente bene, allora fallo!”. Il Marchese de Sade riteneva che proprio questo fosse il suo argomento finale: se un reato (anche un omicidio) ha avuto luogo nel corso di un’azione rivolta al desiderio di piacere fisico, non può essere punito dalla legge (in quanto perfettamente naturale). Al termine del programma di formazione, lo strappo definitivo del cordone ombelicale simbolico nei confronti della figura materna di Eugénie, viene realizzato con lo stupro collettivo della vecchia madre della ragazza e suo successivo assassinio tramite infezione da sifilide. Nell’atto finale, la madre di Eugénie, madame de Mistival, arriva per tentar di salvare la figlia dai “mostri” che l’hanno corrotta. Il padre di Eugénie, tuttavia, mette in guardia la figlia e gli amici in anticipo e li esorta a punire la moglie, la cui persona così impregnata di virtù lo disgusta tanto da detestarla apertamente. La signora de Mistival è inorridita nello scoprire che non solo il marito ha organizzato la corruzione della loro figlia, ma che la ragazza ha già perduto ogni punto di vista morale che in precedenza possedeva, insieme a qualsiasi rispetto o senso di obbedienza verso la madre. Eugénie rifiuta di lasciare gli amici e Madame de Mistival è presto spogliata, picchiata, frustata e violentata, la figlia prendendo parte attiva in questa brutalità e anche dichiarando il suo desiderio di uccidere personalmente la madre. Dolmancé infine chiama un uomo malato di sifilide e gli ordina di violentare per l’ennesima volta la donna, sia davanti che dietro. Eugénie cuce la sua vagina e Dolmancé il suo ano per mantenere lo sperma inquinato dentro di lei e viene poi rimandata a casa in lacrime.
Il parossismo del desiderio è così raggiunto in poche pagine, le descrizioni dei più perversi atti sessuali si accompagnano alla teorizzazione più implacabile della loro necessità. La natura è esaltata come fonte di ogni verità, natura che spinge uomini e donne al delirio erotico, al crimine, alla dissolutezza più scandalosa. Le illusioni antropocentriche sono spazzate via, in un mondo indifferente alla sorte umana tutti i valori sono aggrediti con violenza e svuotati di ogni senso, con un’operazione di feroce nichilismo. Ma di naturale in questo desiderio c’è ben poco, o meglio, l’eccesso dello stesso diventa la norma, la depravazione spinge questi personaggi a un’orgia continua, intervallata da considerazioni di un’immoralità fuori da ogni regola. Abbiamo così l’esaltazione della sodomia, dell’adulterio, della promiscuità, dell’omicidio, del furto, il disgusto verso il matrimonio, vincolo crudele e detestato, l’orrore per la riproduzione, considerata soltanto, di contro alle idee cristiane, un ostacolo al vero dio degli uomini e delle donne: il piacere.
Non c’è nulla che non abbia mai fatto… Non posso andar a dormire se nella giornata non ho compiuto scelleratezze (Conte de Dolmance)
L’uomo è egoista e crudele, interessato unicamente alla propria soddisfazione e dunque perché non assecondare questa pulsione naturale? Così Sade si presenta come un pensatore apocalittico e contro culturale, nulla di ciò che è consacrato si salva dalla sua critica senza pietà e lo scrittore francese non si preoccupa nemmeno delle contraddizioni interne al suo sistema. Che tutto questo sia naturale è assai dubbio, pare piuttosto la caricatura della libertà che fa qualcuno incatenato sul fondo di un abisso, e già Blanchot ha scritto che con la sua opera Sade ci restituisce nient’altro che “la solitudine del’universo”. Alla parola Sade affida il compito più alto e insieme scandaloso, la letteratura stessa pare un recinto troppo ristretto per la sua violenza, eppure è la narrazione stessa ad essere la fonte di ogni fantasia sfrenata, l’eros prima di tutto è parola.
Quella di Eugénie è un’iniziazione ad una totale assenza di inibizioni che, secondo l’autore, sfocia inevitabilmente nella crudeltà in quanto crudele è la stessa concezione di natura umana; la prima vittima diviene proprio la madre della giovane, bigotta ed importuna, sottoposta a sevizie ed infettata appositamente con la sifilide. L’autore pare svelare solo alla fine la natura più intima dei suoi personaggi la cui licenziosità va ben oltre l’erotismo: una natura perfettamente disumana, secondo il modo d’intendere comune, ma soltanto indifferente secondo il pensiero di De Sade.