L’umidità e il caldo che continua a sottrarci energia e voglia di vivere guasta talmente le facoltà mentali da non poter né decidere, né permetterci di rilassarci in maniera naturale. Ormai l’aria calda che produciamo in città, cercando un po’ di refrigerio attraverso l’aria condizionata, non fa altro che ribadire il proverbio de “il cane che si morde la coda”: cioè un “freddo” che produce un “caldo”: e secondo me per questo motivo non piove e c’è una cappa di aria calda “finta”. Anni fa uno studioso, un grande medico e psicologo, tale Wilhelm Reich, l’aveva detto che saremmo morti soffocati dagli idrocarburi che noi stessi producevamo con le nostre automobili… e con l’aria condizionata!!!
Ah ecco a proposito di automobili!!! Ieri l’altro una mia paziente, va per prendere l’auto dal garage, saranno state le 7,20 del mattino, mette in moto, va per uscire e improvvisamente: la prima marcia esce fuori dal cambio, il piede sinistro perde il controllo dei pedali e invece di spingere il freno, spinge la frizione che comincia a “frillare”, le frizioni “frillano” si sa, e la sua auto si lancia a capofitto verso un’auto ignara che stava di lì passando: tipo come essersi piantata in un “muro” così per folle “amuri” e voluttà, o perché, come dice lei, a causa di questo caldo, non dorme da tre mesi o per lo meno dorme così male, tra incubi e viaggi astrali, che la mattina non fa altro che trascinarsi come uno zombie, pensando di avere tutti i mali dell’umanità e tutti i dolori della vecchiaia anticipata…come se avessero appena aperto il vaso di Pandora! (il vaso di Pandora è il mitico vaso che contiene tutte le malattie dell’umanità). La prima cosa bella, dopo il “disastro incidentale”, è che, il signore anziano e arzillo, esce dall’auto incidentata ed è soltanto un po’ spaventato e divertito: solo “qui ed ora” nella zona di via Plebiscito a Catania, un uomo di 85 anni, dalla guida slanciata di una vecchia auto del ’94, si può permettere di dire: “Ma si senti bona?” che tradotto in italiano sarebbe: “Signora sta bene?” Col sottotitolo: le è successo qualcosa di grave? Visto che mi ha piantato la sua vettura direttamente nella fiancata della mia, tranquillamente così, mentre stava uscendo dal garage? Non vi dico i testimoni della “tragedia” convinti che la mia paziente avesse problemi mentali di confusione e stordimento. E siccome un paio di volte la settimana è il marito che l’accompagna, è meglio che lo faccia tutti i giorni, “ci poteva essere uno col motorino e lo uccideva!” E così per buona pace loro, si spiegano perché due volte la settimana la mia paziente è accompagnata dal marito, almeno così fa meno danno, che è sicuro “che ciavi quacchi prublema, a signora!!!”
Da quel momento la mia paziente, chiamiamola Ines, comincia a dare di matto: in maniera ipnotica mi racconta con già la faccia sudata per l’umidità, sono appena le 7,30 del mattino, cerca di spostare la sua auto con parafango completamente divelto: è un garage pubblico, quindi la sposterà almeno due volte, per poi caricarla su un cassonetto della spazzatura pieno, no, ma meglio più avanti dove la strada si allarga, ah sì! la spazzatura, la Tari è aumentata oggi del 20% col caldo che c’è fete, cioè puzza, e come diceva qualcuno: “ci fete macari u fetu, di quantu fete!”
Al vecchione il danno è un rientro di una fiancata già danneggiata: per lei il danno è sicuramente maggiore. Ines, non trova pace è agitata e chiede al signore di aspettare che venga il marito, ma lui non può aspettare: “taliassi”, le fa vedere la prenotazione, che deve fare “le analisi”. Si scambiano i biglietti: lui ha un carnet di post-it con “i miei appuntamenti” e Ines che fa, scrive sopra e sotto le righe il suo nome, con mano tremante sudata, ha le dita sudate, non sa dove appoggiarsi sull’auto e il sudore, anche sul polso, appiccica sul biglietto; nel frattempo dice all’uomo “faccio le foto della targa e del suo documento”, scoprendo poi che la carta di identità ha un davanti e un di dietro dove ci sta la via dove uno abita. Deve stare attenta allo zainetto, che mentre fa le foto, qualcuno passa e se ne va allegramente con le sue cose e le chiavi dell’auto dove sono? Prima che l’auto “se ne va anche lei”, il freno, no, tranquilla, c’è quello a mano…e le chiavi col blocca sterzo? Usciamole, prima che qualcuno sempre allegramente, se ne va con la sua auto…
“Signor Pasquale mi aiuti”, lui che era molto gentile, le chiese se aveva l’assicurazione e Ines gli disse certo! “E qual è?” Ines, scrivendogli un nome diverso, la cercò nel cassetto del cruscotto ma trovò solo quella del 2019. “Signora lei mi sembra troppo confusa ma è sicura che ha l’assicurazione?” Lo sapeva di averla, ma se ne occupava suo marito che la cambiava sempre a seconda della convenienza; provò a chiamarlo cercando di prendere tempo, “lui sa come si fa”, ma intanto era terrorizzata all’idea di dovergli dire l’accaduto. E l’auto è di proprietà di Ines, immaginatevi se fosse stato il contrario. “No va beh ora mi dirà che sono una scema, che ho messo l’infradito, che sono fuorilegge e che prima di uscire sarà costretto a controllarmi, perché così, appena vado in pensione, mi farà interdire e si prenderà l’assegno di accompagnamento!”
“Sì”, mi diceva Ines, “io sono “diventata pazza” perché il cervello che contiene le mente ormai è fritto per il troppo caldo continuo, sono disperata ma non si vede da fuori? Tutti ormai sono disperati anche se fanno finta di niente. Si vede da come guidano!” Ines cercando ancora di scusarsi gli dice: “Il mio problema ora è mio marito che non risponde, appena lo sa, lui mi rimprovera, e farà l’inferno, nonostante tutto io sia una guidatrice provetta!”
Il sig. Pasquale fresco come una rosa: “Lei è cosa? Una provetta?” – si passa una mano sulla fronte pensando proprio, questa è scema, ma in un impeto di tenerezza le dice – “facciamo così le ci dice a suo marito che mentre stava uscendo dal garage, qualcuno ci ha suonato un clacson di dietro alle spalle e lei all’antrasatta (sarebbe all’improvviso) si è cassariata (distratta) e ci ha calato la frizione invece del freno. Meno male che non ci ha calato l’acceleratore!” E un po’ rideva pensando che l’assicurazione avrebbe risarcito il cassariamento di Ines! Ines intanto pensava sarò battezzata come la nuova scema del villaggio: Ines spaccamuri.
Ines saluta il sig. Pasquale e va alla volta del marito. I dieci minuti più lunghi del mondo e il sudore continuava a colare. Scende giù il marito per vedere il danno e grida, ma piano, rispetto alle altre volte. Si dice nel suo intimo Ines: ha “gridato piano”,“rispetto alle altre volte”, ma non era una “guidatrice provetta?” Ah già! Nel 2018 un giorno, alle 14.00, a 42 gradi all’ombra, con il vento caldo ghibli che imperversava, aveva spaccato l’automobile su una pietra miliare, sempre davanti nello stesso punto, doveva fare un’importante intervista ad uno chef internazionale e il marito le aveva detto di non uscire: “C’è troppo caldo, e tu lo sai come diventi col caldo, una scema!” E pure pericolosa, l’aveva solo pensato, ma si sentiva lo stesso!!!
Era riuscita a tornare da Trecastagni, tutto in discesa con cerchione fracassato e pezzi di parafango dentro l’auto: quello che non aveva fatto suo marito, ci mancava poco che gli venisse un colpo apoplettico, a lui, mentre lei stava morendo soffocata dal pianto, dai singhiozzi e dal muco provocato da tutte le cattiverie e le angherie che lui dall’alto della sua premonizione e ammonimenti le aveva fatto.
Per questo gli uomini in percentuale maggiore rispetto alle donne, che sfogano la rabbia gridando, muoiono di più d’infarto, perché non piangono, che gli ormoni del pianto “accarezzano” il cuore e lo sostengono. Ma le donne che non gridano e piangono soltanto, in maniera sommessa, muoiono di cancro, perché pur accarezzando il cuore, la rabbia “sommessa”, si “mangia” gli altri organi. L’equilibrio psicosomatico in questi casi è la via di mezzo: “piangete gridando”, come se foste all’interno di una tragedia greca. Scegliete quella che più vi si addice, imparatela a memoria, quantomeno nella trama e potrete utilizzarla nei momenti di accadimenti drammatici, restando immuni da qualsiasi tipo di malattie! È un’ipotesi, i greci facevano così: si chiamava catarsi!
Quella volta Ines era passata da Natale, il suo amico meccanico per farle vedere il danno prima di passare dal “tiranno”. Natale le aveva detto che era abbastanza grave ma risolvibile e che era stata molto brava a riuscire ad arrivare indenne fino a Catania. Comunque come vedete Ines, negli “incidenti”, conosceva solo uomini che avevano nomi di feste comandate e che in qualche modo le volevano bene. Ah, ah, ah! Scusate l’appunto. Però il caldo le fa male, e anche i garage dove c’è caldo. Infatti un’altra volta era successo che la Ines Spaccamuri, aveva spaccato l’automobile, in una colonna portante del garage di un supermercato durante una retromarcia, che lei posteggiava sempre da un’altra parte, ma il “suo” posto quel giorno, era occupato!!! Però, in quattro anni tre volte e tutto da sola: sì Ines è una che si pianta su pietre miliari, colonne portanti e su sportelli di vecchie automobili, non fa del male a nessuno, ma il corpo protesta e il caldo le dà alla testa.
Avrebbe così trovato un nuovo slogan per la terapia delle “mie donne” che spaccano muri: Ines SpaccAmuri la nuova scema del villaggio che “spaccando muri” trova amore e coraggio.
Dicevamo stavolta suo marito aldilà della “scarpa traditrice”, le dice che avrebbe pensato lui a tutto senza essere violento o sgarbato. L’accompagna pure all’assicurazione a piedi e poi un amico gentile la porta in auto. All’assicurazione racconta l’accaduto dove il sorriso sornione della ragazza, che fa il disegno, si continua a vedere: “Stava uscendo dal garage e gli ha piantato l’automobile addosso! Ma lei dal garage ha la precedenza, non lo sapeva?”
Ines risponde beata: “Ho la precedenza di sbattergli l’auto addosso? Mi scusi era come se lo stessi aspettando: il primo che passa, gli sbatto l’auto come viene viene!!!” Tornando a casa, il sig. Pasquale a cui suo marito aveva chiamato, per fargli capire che c’era un uomo nella sua vita, gli richiama, in realtà aveva prima chiamato a lei: ma lei non aveva risposto perché era giusto che chiamasse all’uomo della sua vita. Il sig. Pasquale aveva chiamato per sapere se avevano fatto l’assicurazione, ma anche per sapere se tutto era a posto e che suo marito non l’aveva rimproverata né tantomeno fatto altro. Il marito si era comportato da “uomo” l’aveva rimproverata in maniera gentile e poi si era occupato della questione in maniera equilibrata preoccupandosi del suo stato vitale, riducendole i problemi al minimo indispensabile. Sì è vero che le aveva pure detto: “Come farai quando io morirò?”, ma questo faceva parte del loro copione di vita intima e coniugale del tipo “io sono il tuo salvatore”: ma stavolta il salvataggio non era avvenuto aggredendola, aumentando il suo stato di agitazione e disagio. Stavolta era stato veramente “amabile” degno di Ines SpaccAmuri.
Qual è la morale di questa storia? Il caldo fa male soprattutto se umido e persistente come quello di Catania dal 15 giugno fino ancora ad oggi. Se vi sentite stanche, prive di volontà e di forze con una serie di dolori, compreso la cattiva digestione, provate a stare tre giorni in un paese di montagna e vi sentirete sollevate e rinfrancate nell’anima e nel corpo, prima che una serie di sedicenti medici vi trovino problemi che non avete: compreso la confusione mentale, che un marito o la famiglia in generale potrebbero agire, anche in maniera inconsapevole, come se foste delle handicappate da salvare. Ma se in tutto questo, qualcuno che prima di adesso, non lo aveva mai fatto, si è preso cura di voi e dei vostri errori e fragilità, allora quello che è successo non è stato invano. Un momento prezioso da conservare nella memoria che dalle “cose brutte” a volte nascono le “cose belle”. E continuate a guidare mettendo delle scarpe sicure e portando il ricambio per andare a piedi tranquille nel mondo: in questo modo anche le belle calzature di marca salveranno il loro tacco posteriore, che spesso viene segnato per “calarci” i pedali, che a volte si confondono durante “stadi di alterazione di coscienza a causa del caldo umido in persistenza”! E anche a causa di mariti arrabbiati e preoccupati che non hanno imparato nella loro famiglia avita come aiutare “veramente” le loro mogli.