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La Valle d’Aosta, con i suoi circa 3000 kmq, è una piccola regione, anche dal punto di vista del vino. La Valle, formata dalla Dora Baltea, si snoda da ovest verso est ed è circondata dalle più alte montagne d’Europa, sulle quali svetta il Monte Bianco (4950 m). Qui il clima presenta notevoli variazioni in funzione dell’altitudine, con un dislivello di oltre 4000m tra la zona della Bassa Valle e le cime più alte. E’ freddo intenso durante la stagione invernale, soggetto a frequenti gelate primaverili e a temperature molto elevate durante l’estate. La destra orografica della Valle Centrale, viene chiamata Envers, è esposta a nord e caratterizzata dalla presenza di boschi. La sinistra orografica, chiamata Adret, esposta a sud, è coltivata invece a vigneti e frutteti. I terreni viticoli sono composti soprattutto da graniti nella zona di Morgex. Ad Arnad-Montjovet e Donnas hanno uno spessore molto basso, che spesso espone la roccia madre, e sono invece prevalentemente sabbioso-argillosi. La diversificazione tra le varie zone viticole della Valle Centrale è notevole, e sono in genere i più adatti alla coltivazione di vitigni a bacca bianca.
La Viticoltura nella Valle d’Aosta
La Valle d’Aosta ha una piccolissima superficie vitata (circa 400 ettari) di cui il 70% in montagna e il restante in collina. La viticoltura viene praticata soprattutto lungo gli 80 km del corso della Dora Baltea e, come accade spesso in zone montane quali la Valtellina o ad alcuni appezzamenti in Alto Adige, è disposta su terrazzamenti sostenuti da muretti in pietra che formano piccoli appezzamenti in massima parte sostenuti dalle radici stesse delle viti. Su queste terrazze molto ripide, essendo le forme di potatura o vendemmia automatizzata escluse in partenza, le forme di allevamento tradizionali (Pergola, Alberello) prevalgono su quelle più moderne.
La Storia della Viticoltura della Valle d’Aosta
La storia della viticoltura in Valle d’Aosta ha inizio all’età del bronzo, come testimonia il ritrovamento di vinaccioli risalenti a quell’epoca. Furono i Romani però a coltivare i primi vigneti specializzati per la produzione di vino. Sono infatti state ritrovate anfore, brocche e bottiglie in locali probabilmente adibiti alla torchiatura risalenti al I secolo d.C. La vite e il vino ebbero un ruolo importante in Valle d’Aosta anche nel medioevo e nelle epoche successive, fino alle pestilenze del XVII secolo e ai frequenti transiti di truppe con le conseguenti distruzioni dei terreni agricoli. Nel periodo napoleonico e nel corso del XIX secolo la superficie vitata raggiunse la sua massima estensione, di circa 3.000 ha. A partire dalla fine del XIX fino alla metà del secolo scorso si ebbe un suo ridimensionamento, a causa della fillossera, dell’oidio e peronospora. Risale agli anni ‘50 l’istituzione dell’École Pratique d’Agriculture, divenuta Institut Agricole Régional nel 1982, che ebbe modo di divulgare nuove tecniche di coltivazione, orientando la produzione viticola verso la ricerca della qualità dei vini piuttosto che della produttività. Negli anni settanta nascono le prime Cantine Cooperative, che svolgono tuttora un ruolo molto importante nella trasformazione delle uve e nella diffusione dei vini valdostani. Il miglioramento della qualità dei vini crea un circolo virtuoso, facendo aumentare l’apprezzamento da parte del mercato, con un aumento della domanda, che a sua volta favorisce la nascita di nuove aziende nonché la crescita delle realtà esistenti, stimolando lo sviluppo della viticoltura. Ad oggi in Valle d’Aosta sono presenti sei cantine cooperative ed una quarantina di cantine private, molte delle quali organizzate in associazioni di produttori.
I vitigni coltivati in Valle d’Aosta sono quasi tutti autoctoni, anche perchè queste varietà presentano una vitalità elevata anche alle alte quote dove si trovano quasi tutti i vigneti della regione e dove altre specie non sopravviverebbero o non sarebbero produttive. Tra i vitigni a bacca nera coltivati in Valle d’Aosta il Petit Rouge, il Prëmetta e il Fumin, mentre tra quelli a bacca bianca il Prié Blanc. In aggiunta menzioniamo inoltre il Mayolet, il Roussin, il Vuillermin, il Neyret, ma se ne contano almeno altrettanti, con una varietà incredibile per i soli 400 ettari vitati della regione! Nelle zone più basse e con clima meno estremo, troviamo il Nebbiolo, la Freisa e il Moscato Bianco.
Il Vitigno Petit Rouge e i suoi vini
Il Petit Rouge viene da molti considerato il migliore vitigno a bacca nera della Valle d’Aosta, di cui è con tutta probabilità da considerarsi un reale autoctono. Le prime traccie della sua coltivazione risalgono all’epoca dell’antica Roma. A seguito dell’abbandono delle campagne dovuto alle invasioni barbariche, solo poche viti superstiti riuscirono a permanere, dando vita a nuove varietà attraverso ripetute riproduzioni da seme. In questo modo, probabilmente, ebbero origine vitigni autoctoni come il Petit Rouge e il Vien de Nus. La zona di coltivazione del Petit Rouge si estende dal comune di Saint Vincent fino ad Avise, fino ad altezze che sfiorano gli 800 metri. Come molti altri vitigni valdostani, sembra potersi ricollegare alla famiglia degli autoctoni “Orious“, che a sua volta include due sottofamiglie, i “Gros Orious” e i “Petits Orious” cui il vitigno Petit Rouge appartiene.
In Valle d’Aosta ci sono piccole produzioni ottenute da storici vigneti di Petit Rouge coltivati lungo la valle della Dora Baltea. Il Petit Rouge è tra i vitigni preferiti dai viticoltori valdostani per la sua resistenza, le buone rese e le sue proprietà enologiche. Conosciuto anche come “Pitchou Rodzo”, il Petit Rouge ha grappoli che si distinguono per la dimensione molto ridotta degli acini. Il Petit Rouge dà un vino dal colore rosso violaceo tendente al granato e dal profumo intenso, con note di rosa canina, viola, lampone e mirtillo tendente, col tempo, alla mandorla amara. Il Petit Rouge è l’uva base utilizzata per una vasta gamma di vini rossi inclusi nella Valle D’Aosta DOC, soprattutto nelle sottozone Enfer d’Arvier e Torrette.
Il Vitigno Fumin e i suoi vini
Il Fumin è un vitigno autoctono a bacca nera della Valle d’Aosta, le cui prime informazioni risalgono ad epoca relativamente recente, attorno al 1830. Il suo nome pare derivi dal profumo affumicato che caratterizza il vino che se ne ricava. Tempo addietro il vitigno Fumin veniva utilizzato principalmente per dare colore e acidità ai vini meno strutturati, mentre più recentemente viene anche vinificato in purezza ottenendo ottimi risultati. Nel passato i vigneti in Valle d’Aosta venivano generalmente popolati con vitigni autoctoni caratterizzati per la loro predisposizione all’altitudine e pertanto il concetto stesso di un vino proveniente da un’unica varietà era pressoché sconosciuto. Ancora oggi il Fumin è piuttosto diffuso nei vecchi vigneti di Aymavilles, in associazione con il Petit rouge. L’interesse per questa varietà è in continuo aumento, in seguito al riconoscimento di una specifica tipologia all’interno della Valle d’Aosta DOC.
Il Fumin è pertanto l’uva base del vino rosso Valle d’Aosta Fumin DOC e concorre alla produzione di altre tipologie di vino all’interno della denominazione ed è il protagonista di molti nuovi impianti nella zona di coltivazione che si estende da Saint-Vincent a Villeneuve, soprattutto sul versante sinistro della Dora Baltea, fino a un’altitudine di circa 600-650 metri. Le del vitigno Fumin in purezza danno un vino rosso longevo, corposo, che ben si sposa anche con le barriques di rovere francese, motivo per il quale questa vecchia perla dell’enologia locale è stata riscoperta e valorizzata. Il vino del Fumin ha colorazione rosso rubino scuro ed intenso; il suo profumo è ampio, intenso, leggermente erbaceo, e si arricchisce con la maturazione; al palato è di gusto asciutto, austero, di buona acidità. E’ un vino che non si presta ad essere bevuto giovane, ma deve essere destinato all’affinamento, al meglio dopo alcuni anni di maturazione in legno. Il Fumin è ideale per l’abbinamento con carni rosse, civet (ragù di selvaggina) e la selvaggina in generale, oltre che con i formaggi di lunga stagionatura.
l Vitigno Prié rouge e i suoi vini
Il Prié rouge è un vitigno autoctono valdostano noto anche col nome di Prëmetta. Si ritiene sia originato da una mutazione del Prié blanc.
Storia e Origini
Le origini del Prié Rouge sono antiche e strettamente legate alla viticoltura valdostana. La prima menzione documentata del Prié Rouge risale a diversi secoli fa, anche se l’esatta datazione del suo arrivo in Valle d’Aosta è incerta. Questo vitigno fa parte della famiglia dei Prié, che comprende anche il Prié Blanc, una varietà a bacca bianca ampiamente coltivata in Valle d’Aosta. Sebbene i due vitigni siano distinti, condividono alcune caratteristiche genetiche, dimostrando una probabile origine comune.
Il Prié Rouge è strettamente legato al contesto alpino, e la sua coltivazione è sempre stata limitata a piccole superfici, data la difficoltà di praticare la viticoltura in questa regione montana. Tradizionalmente utilizzato nella produzione di vini locali da consumare nel contesto familiare, è stato spesso mescolato con altre varietà autoctone. Tuttavia, negli ultimi anni, grazie al crescente interesse per i vitigni autoctoni e per i vini che esprimono un forte legame con il territorio, il Prié Rouge è stato riscoperto e valorizzato.
Zone di Coltivazione
Attualmente questo vitigno a bacca rosa, dopo aver rischiato l’estinzione, occupa un areale di coltivazione abbastanza ristretto, che si estende da Aosta ad Avise, con una relativa concentrazione nei vecchi vigneti ad Aymavilles. Le vigne sono spesso situate ad altitudini elevate, tra i 700 e i 900 metri sul livello del mare, su terreni terrazzati con forti pendenze. Questo tipo di viticoltura è definita “viticoltura eroica” a causa delle difficoltà logistiche e climatiche che i viticoltori devono affrontare in queste condizioni.
I terreni su cui cresce il Prié Rouge sono di origine morenica, con una prevalenza di sabbia e ghiaia, e garantiscono un buon drenaggio, essenziale per la crescita di viti sane. Il clima alpino è caratterizzato da forti escursioni termiche tra giorno e notte, che favoriscono una lenta e graduale maturazione delle uve, esaltandone l’acidità e il profilo aromatico.
Caratteristiche Ampelografiche
Dal punto di vista ampelografico, il Prié Rouge presenta delle caratteristiche ben riconoscibili. Le foglie sono di medie dimensioni, di forma pentagonale e generalmente trilobate o intere. La superficie della foglia è liscia e glabra, di colore verde brillante.
I grappoli sono piccoli o di medie dimensioni, cilindrici e spesso alati. Gli acini sono medi e rotondi o ovoidali, con una buccia sottile ma ricca di pigmenti, che conferisce al vino un colore rosso rubino brillante, spesso con riflessi violacei. La buccia è anche piuttosto pruinosa, una caratteristica comune nei vitigni coltivati in ambienti montani, che li aiuta a proteggersi dai repentini cambiamenti climatici.
Caratteristiche Agronomiche
Agronomicamente, il Prié Rouge è un vitigno vigoroso ma a bassa resa. La sua crescita è limitata dalle rigide condizioni climatiche della Valle d’Aosta, ma questa limitazione contribuisce a concentrare la qualità nelle uve prodotte. È un vitigno relativamente resistente alle malattie fungine, grazie al clima secco e ventilato delle montagne, anche se può soffrire di peronospora in annate particolarmente umide.
La vendemmia avviene generalmente verso la fine di settembre o l’inizio di ottobre, a seconda delle condizioni climatiche dell’annata. La maturazione delle uve è lenta, favorita dalle fresche temperature notturne e dalla buona esposizione solare durante il giorno, che permette un’ottimale concentrazione di zuccheri e aromi.
Caratteristiche Organolettiche dei Vini
L’acidità del Prié rouge lo rende adatto a produrre spumanti, mentre nei vini fermi, il tannino piuttosto esuberante fa consigliare un sia pur breve affinamento prima del consumo. Alla vista, i vini si presentano con un colore rosso rubino vivo, spesso con riflessi violacei nelle versioni più giovani. Al naso, i vini di Prié Rouge offrono un bouquet aromatico delicato e complesso, con note di frutti di bosco, come lampone, mora e ribes rosso, accompagnate da sentori floreali di viola e fiori alpini. In alcuni casi, si percepiscono anche sfumature di erbe aromatiche e note minerali, che derivano direttamente dall’influenza del suolo montano. Al palato, i vini di Prié Rouge sono leggeri e freschi, con una buona acidità che li rende piacevolmente vivaci e dissetanti. I tannini sono presenti ma molto delicati, conferendo una struttura equilibrata e un finale pulito. Nonostante la leggerezza, questi vini sono complessi e aromaticamente ricchi, rendendoli ideali per un consumo giovane ma con un discreto potenziale di invecchiamento, durante il quale possono sviluppare note più complesse di frutta secca, spezie e cuoio.