Margherita d’Angoulême (Angoulême, 11 aprile 1492 – Odos-en-Bigorre, 21 dicembre 1549) è stata una scrittrice e poetessa francese. Fu principessa di Angoulême, duchessa di Alençon e poi regina di Navarra. Era figlia di Carlo di Valois, conte di Angoulême, e di Luisa di Savoia, e quindi sorella del re di Francia Francesco I. Margherita crebbe alla corte di Luigi XII, dove ricevette un’educazione molto accurata impartita da Jean Paradis, che le insegnò, tra le altre cose, ben sette lingue. Era molto amata da suo fratello Francesco I che, quando salì al trono, le accordò la facoltà di proteggere molti poeti, umanisti e anche quella fazione del clero che anelava ad una riforma della Chiesa cattolica; grazie a questo suo mecenatismo, la sua corte fu tra le più brillanti del Rinascimento.
Sposò nel 1509 il duca Carlo IV d’Alençon, ma ne rimase vedova nel 1525 e si risposò nel 1527 con Enrico d’Albret, già re di Navarra.
Francesco I era solito chiedere consiglio proprio alla sorella su questioni politiche sia nazionali sia estere, tant’è che dopo la disfatta di Pavia del 1525 toccò proprio a Margherita doversi recare presso la corte di Carlo V per negoziare la liberazione del fratello. Il suo prestigio l’aveva fatta notare anche al papa Adriano VI, che desiderava usufruire dei suoi servigi per risanare le dispute tra i principi cristiani.
Fu sempre sostenitrice degli evangelici del cosiddetto “cenacolo di Meaux”, Guillaume Briçonnet e Jacques Lefèvre d’Étaples, i quali desideravano una riforma della Chiesa cattolica non traumatica. Tra questi evangelici si distinse Michel d’Arande, che approfittò della sua nomina a vescovo di Saint-Paul-Trois-Châteaux per propagare la loro dottrina; per questa ragione fu sostituito da Gérard Roussel. Questo non scoraggiò Margherita, che aveva esteso la sua protezione anche ai riformatori Louis de Berquin ed Étienne Dolet; nel 1530 insediò Lefèvre d’Étaples a Nérac; pubblicò essa stessa un trattato spirituale chiaramente influenzato dal cenacolo di Meaux, Miroir de l’âme pécheresse (Specchio dell’anima peccatrice), nel 1531.
Iniziò così l’avvicinamento al pensiero protestante, specialmente dopo la pubblicazione del suo Dialogue (Dialogo) nel 1524, dove faceva sua la teoria della giustificazione per grazia, ma non accolse mai le tesi di Calvino, anche se mantenne un rapporto epistolare sia con lui sia con Filippo Melantone. Questo suo atteggiamento le procurò il biasimo dei dottori della Sorbona e, nel 1533, i professori del collegio di Navarra scrissero un testo teatrale che la descriveva come una donna settaria e visionaria e i suoi scritti furono accolti in malo modo. Comunque sia, nei suoi feudi di Alençon e di Bourges rimanevano attivi centri di diffusione della nuova dottrina; la corte di Nérac continuava ad accogliere un gran numero di letterati. Fu grazie a lei che il poeta Clément Marot, messo in prigione con un’accusa irrisoria, poté essere scagionato.
Nel frattempo fece abbellìre il castello di Pau, ornandolo di deliziosi giardini, dotò gli ospedali di Alençon e di Mortagne-au-Perche e nel 1534 fondò a Parigi l’ospedale degli Enfants-Rouges destinato agli orfani.
La fine della sua vita fu oscurata dalla scelta di Francesco I di adottare una politica repressiva, tant’è che essa non riuscì ad impedire il supplizio di Étienne Dolet e l’esilio di Marot. Non riuscì a materializzare la sua visione, cioè di unire cattolici e protestanti prima della rottura definitiva. Nel 1546 scrisse una raccolta di racconti leggeri d’evasione basata sul Decamerone di Boccaccio, l’Heptaméron, che fu pubblicata postuma nel 1558 – 1559.
L’Eptameron (in francese Heptaméron), o Eptamerone, è una raccolta di 72 novelle scritte in francese dalla regina di Navarra, Margherita d’Angoulême. Questo libro fu scritto da Margherita per divertimento personale, restando per anni in forma manoscritta. La struttura formale del testo prende a modello il Decameron del poeta italiano Giovanni Boccaccio, usando lo stratagemma del gruppo di persone isolate dal mondo, che decidono di raccontare delle storie per passare tempo. Se nel Decameron i narratori si rinchiudono in una villa di campagna per scappare alla dilagante epidemia di peste a Firenze del 1348, nell’opera di Margherita d’Angoulême i personaggi sono rimasti bloccati in un’abbazia sui Pirenei perché il ponte che dovevano attraversare per tornare a casa dopo un soggiorno alle terne è stato distrutto da piogge torrenziali, raccontandosi delle storie per passare tempo. Queste storie sono moralmente oscene e affrontano i temi del tradimento, della lussuria, dell’inganno e dell’avidità, anche se spesso l’amore viene presentato rispettando la tradizione cortese e platonica. Gli eroi e le eroine delle storie sono spesso moralmente riprovevoli. I racconti narrati erano ispirati a fatti realmente accaduti od a vicende narrate nelle corti, descritti con una vena satirica e con profonda acutezza, come la storia di Marguerite de La Rocque de Roberval, abbandonata sull’isola dei Demoni. Complessivamente l’autrice ci offre un quadro completo della realtà a lei contemporanea. Come il Decameron, il libro fu concepito per essere composto da 100 novelle, divise per 10 giornate, ma Margherita morì prima di aver completato l’opera, fermandosi a 72 novelle, per cui gli venne dato come nome Heptaméron, composto dalle parole greche “sette e giorno”.
Un libro di poesie, Les Marguerites de la Marguerite des princesses (Le Margherite della Margherita delle principesse), oltre a commedie profane e ad una tetralogia sul tema del mistero della Natività, titolata Comédies bibliques. Si spense nel castello di Odos a Tarbes il 21 dicembre 1549, due anni dopo la dolorosa scomparsa del fratello; la sua salma fu tumulata, insieme alle altre dei re di Navarra, nell’allora chiesa cattedrale di Lescar.
Dormi mamma
Dormi, la terra ti riveste
come un manto d’amore
quell’amore che ci davi
a piene mani.
Dormi, i lumi rischiarano
la tua notte eterna
o forse soltanto
il nostro cupo dolore
Dormi ghirlande di fiori
avvizziscono nel fango
ma i loro petali
siano come carezze
sul tuo volto di cera.
Dormi ma veglia sui nostri sonni inquieti
sulle nostre notti solitarie
sulla nostalgia
dei tuoi sorrisi.